Unicorno, la storia e le leggende sull’animale mitologico più amato 

Gli Unicorni rappresentano le creature più amate dai bambini: non a caso sono da sempre protagonisti di cartoni, fiabe e racconti magici. Dolci, teneri e amichevoli, certamente sono questi gli aggettivi che tutti utilizzano quando parlano degli unicorni, spesso usati come tatoo, o disegnati in tele, pitture murarie e libri, con descrizioni che lo vedono sempre raffigurato con il suo singolare corno frontale e, in alcuni casi, con una coda leonina, delle grosse ali e quattro zoccoli bipartiti.

Eppure inizialmente queste creature erano considerate tutt’altro: quasi spietate e assetate di sangue, soltanto con il tempo e con il diffondersi delle varie leggende, l’unicorno ha iniziato a essere caricato di un significato benefico e positivo. Nel corso dei secoli si è molto parlato dei miti legato a questo simpatico animale, tante storie sono state inventate e molte leggende ruotano intorno a quello che può essere definito l’animale mitologico più vecchio e conosciuto al mondo.

Si tratta di un animale fantastico che da sempre desta la curiosità dei più piccoli: con il suo caratteristico aspetto, connotato da un corpo di cavallo e da un corno in mezzo alla fronte, l’unicorno è da sempre protagonista di storie leggendarie e temerarie: chi, in tenera età, non si è mai appassionato a un racconto che avesse come protagonista un simpatico unicorno? Ma da dove traggono origine le leggende che ruotano intorno a questo animale? E qual è il confine tra verità e fantasia? Scopriamo insieme miti, leggende e racconti fantasiosi legati all’unicorno.

Le origini e le varie concezioni popolari sull’unicorno

L’unicorno, in antico noto anche come “leocorno e lunicorno”, è una delle creature leggendarie più famose al mondo. Il suo nome deriva dal latino “unicornis“, composto dal prefisso “uni” e dal sostantivo “cornu”: ovvero un solo corno. In molti racconti leggendari viene spesso associato o confuso con un altro animale simile: il monocero, una creatura con un simile significato mitologico.

Nella maggior parte dei racconti, delle favole e delle leggende, l’unicorno viene raffigurato come un cavallo bianco, in possesso di virtù e poteri magici, caratterizzato da un aspetto aggraziato e da un unico corno posto proprio in mezzo alla fronte.

Fin dall’antichità il liocorno incarna infatti la saggezza, mentre nell’immaginario cristiano la sua furia aggressiva poteva essere rabbonita soltanto da una vergine. I suoi racconti leggendari sono particolarmente diffusi nella valle dell’Indo e presso Babilonesi e Sumeri.

Una delle numerose leggende che lo vedono come protagonista racconta che il suo corno, se fosse stato tagliato, avrebbe portato alla morte immediata dell’unicorno. Nel periodo medievale si diffuse ben presto la convinzione che il suo corno fungesse da “antidoto” contro il veleno: per tentare di sfruttare la sua forza anti-venefica venivano persino usate ossa di altre bestie molto simili, come i corni di rinoceronte e le zanne di narvalo.

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Di questo animale tuttavia, non viene mai effettuata una descrizione fisica del tutto univoca: in molte fonti appare con una coda da leone e con degli zoccoli bipartiti, mentre in altri casi viene raffigurato come un animale alato, non sempre bianco, che può assumere diverse caratteristiche. Ciò che è certo è che l’unicorno, nelle origini, veniva considerato un simbolo di saggezza, fino al punto che nell’immaginario cristiano poteva essere ammansito soltanto da una vergine, nell’antichità considerata grande simbolo di grande purezza.

Questo mito mitologico era anche piuttosto diffuso nelle raffigurazioni della civiltà della valle dell’Indo, oltre che per i Sumeri. Il mito dell’unicorno, originariamente, sembra essere nato tra Cina e India, considerando che proprio in questi luoghi si trovano le prime “testimonianze” della sua “presenza”, o comunque di qualcosa che gli somiglia. In occidente l’animale è solo qualcosa di “importato”. Secondo la tradizione cinese il suo caratteristico corno era dotato di proprietà terapeutiche e antiveleno, e rappresentava un vero e proprio antidoto.

Nella cultura cinese il ruolo dell’unicorno (chiamato anche come kylin, kilin, k’i-lin, girin, kirin) era ben preciso: rappresentava uno dei quattro animali di buon augurio insieme al drago, alla fenice e alla tartaruga, e seppure avesse una grossa similitudine con il rinoceronte (per via della presenza di un corno centrale sulla testa), nessuna confusione tra i due animali era sostanzialmente possibile, perché il “K’i-lin”, a differenza del rinoceronte, era considerato un mito la cui presenza veniva associata a eventi positivi e benevoli per il popolo.

In molti documenti storici e di contenuto religioso infatti, come l’ Atharvaveda: dei testi dell’India antica, l’unicorno appare descritto come un animale capace di garantire la guarigione da certe malattie (come ad esempio la rosolia), così come nel “Satapatha Brahmana” (uno dei testi composti in sanscrito vedico tra l’XI e il IX secolo a.C., contenenti riti e procedure sacrificali), e la stessa cosa avviene nel “Mahābarāta” (poema epico della mitologia induista), in cui si trova una relazione tra la vergine e l’unicorno: l’eremita “Rishyashringa” (“Corno di Gazzella”), figlio di “Ekasringa” (“Unicorno”), che sposa la figlia del re dopo essere stato sedotto, descritto come un animale che può essere ammansito soltanto da una donna vergine (a dire il vero di questa leggenda ne esiste una diversa versione: in cui Rishyashringa viene sedotto da un’etera), si tratta comunque di uno scritto di difficile datazione, anche se probabilmente il poema fu composto tra il IV secolo a.C. e III d.C.

Nella tradizione mazdaica persiana, tramandataci nel “Bundahishn” (un’opera letteraria che parla della storia del mondo e della sua formazione, probabilmente scritta in Medio Persiano verso il IX secolo d:C da Farrobad), l’unicorno viene invece descritto come un immenso onogrobianco unicorno con tre zampe, capace di purificare l’oceano semplicemente orinandolo.

Ma è soprattutto nel periodo medievale che la leggenda intorno all’unicorno si veste di misteri e particolari miti: qui il corno a spirale dell’animale viene chiamato “alicorno” e gli si attribuisce la particolare capacità di neutralizzare i veleni. Si tratta di una virtù desunta dai resoconti di “Ctesia” sull’unicorno in India, dove sembrerebbe che l’animale stia stato utilizzato dai governanti del posto per costruire delle coppe capaci di rendere innocui i veleni.

Ctesia tornato da un viaggio dalla Persia riferì infatti di aver incontrato lungo il suo cammino dei particolari esemplari simili a un cavallo: degli asini selvatici grandi con il corpo bianco, il capo rosso e un corno sulla fronte. Furono poi i “Settanta traduttori dell’Antico Testamento” a chiamare la creatura “monokeros”: unicorno. Ma anche altri personaggi importanti, del calibro di Aristotele, Giulio Cesare e Plino il vecchio (nella sua “Historia Naturalis”) parlano del liocorno come di un animale fantastico. Nella cultura giapponese il liocorno viene chiamato “Kirin o Sin”.

Ma se il Kirin è un animale dall’indole buona e timida, il Sin aveva anche l’importante compito di giustiziare le persone colpevoli trafiggendole con il suo corno: per determinare la loro innocenza o colpevolezza gli bastava guardarle negli occhi. Il Kirin o Ki’lin è associato spesso alla fortuna e fertilità: nella cultura giapponese lo troviamo infatti spesso raffigurato in quadri e immagini per neonati, come simbolo di porta fortuna per i più piccoli (per questo molte madri appendono quadri in casa che lo raffigurano). In questa cultura gli unicorni si manifestano soltanto prima della nascita di uomini importanti, come accadde alla madre di Confucio. Un’antica leggenda cinese, come sopra accennato, parla dell’esistenza di quattro creature sacre: il dragone, la tartaruga, la fenice e l’unicorno.

Questi esseri animali, insieme al P’an Ku (dio/umano), crearono la terra. Ma quando giunse la morte del semi-dio, l’unicorno si trasferì stabilmente nelle foreste e divenne il guardiano dei resti segreti e mai esplorati dagli uomini. E non è tutto: oggi in Vietnam si esegue ancora un antico rito rituale: “la danza dell’unicorno”. All’inizio dei monsoni, “l’ottava luna piena”, tutte le genti del popolo, con addosso maschere e costumi, legano su un palco l’effigie di un unicorno, mentre tutte le persone presenti cantano per annunciare la pioggia.

In Angola questa creatura leggendaria è parimenti considerata sacra presse molte tribù: lì sussiste una particolare usanza che vede le donne vergini andare alla ricerca dell’animale. Grazie agli straordinari poteri magici dell’unicorno, le giovani fanciulle che si sono avventurate nella sua ricerca acquistano nuove virtù: intuito, capacità di percezione e comprensione, acquistando così maggior valore nella loro comunità.

L’unicorno nella simbologia medievale, nella letteratura e nel significato cristiano

Nella simbolica medioevale l’unicorno assumeva dei connotati davvero peculiari: veniva sempre descritto come un animale dotato di grandi virtù, nonostante le sue piccole dimensioni era ritenuto invincibile e rappresentativo dell’umiltà, della purezza e della nobiltà. Il suo unico corno al centro della fronte simboleggiava la penetrazione del divino nella creatura animale.

Unendo il potere della spada divina alla purezza del suo manto puro, l’unicorno, che durante questo periodo storico viene chiamato anche “liocorno”, simboleggia la Vergine fecondata dallo Spirito Santo. Nel significato cristiano dunque, l’animale rappresenta l’incarnazione del Verbo di Dio che prepara la strada alla venuta del vero Re.

Una tradizione occidentale narra persino che il termine “unicorno” fu il primo nome dato da Adamo ed Eva per tutti gli animali della terra, quando Dio chiese loro di sceglierne uno. Secondo questa leggenda il potere magico del corno del liocorno deriva proprio dalla benedizione che Dio onnipotente diede alla creatura, sfiorandogli la punta del corno e, in questo modo, conferendogli poteri di guarigione e virtù.

Quando Adamo ed Eva andarono via dal Paradiso, per aver disubbidito a Dio, l’unicorno decise di seguirli e per questo fu nuovamente benedetto per la sua compassione. Ma esiste anche un’altra leggenda, assai peculiare e di origine tedesca: si narra che nella foresta di Steingrotte, vicino a Scharzfeld, viveva una donna saggia in età avanzata, alla quale le persone del luogo chiedevano spesso consigli. L’anziana donna, per questo motivo, venne denunciata come strega dai missionari cristiani, ma proprio quando i soldati giunsero nella sua casa per arrestarla all’improvviso da lontano apparve un unicorno, che le si avvicinò per permetterle di salire sulla groppa e scappare lontano.

La leggenda racconta che la creatura fu seguita da un monaco e da alcuni soldati: ma se questi perirono sotto il peso delle loro armi, il monaco riuscì quasi a raggiungere la donna. Quest’ultima, sul cavallo magico, alzò le mani in cielo e, facendo alcuni segni, riuscì a far scomparire il monaco mettendosi in salvo. I militari che più tardi raggiunsero il posto non trovarono alcuna traccia dell’unicorno e della donna, ma solo i corpi dei soldati e del monaco sepolti in una voragine nella foresta.

Oggi quella voragine esiste ancora, ed è chiamata “Einhornhöhle”: ossia la grotta dell’Unicorno. Nella letteratura cortese, invece, l’animale viene ad assumere delle risonanze erotiche: lì il liocorno rappresenta un cacciatore invincibile, che solo l’amore di una vergine può ammansire. Come si nota l’unicorno è sostanzialmente associato alla purezza e alla positività: in quasi tutti gli scritti più “recenti”, racconti e poemi, questo caratteristico animale mitologico viene considerato il rimedio contro tutti i mali: una “forza” potente dotata di straordinari poteri.

Sebbene in modo diverso, in base alla cultura e ai tempi in cui il liocorno è stato descritto, è possibile dunque individuare tutti gli elementi a cui l’animale è stato spesso associato: la relazione con la salute e la guarigione, il rimedio contro i mali, il veleno e l’impudicizia, il rapporto con le acque (spesso viene raffigurato accanto ai corsi d’acqua), con la purezza della vergine (a cui viene spesso affiancato) e con la natura.

Il mito dell’unicorno come potenza “antivenefica”

Questa bizzarra convinzione, relativa all’uso “antivenefico” dei corni dei liocorni, nel tempo ebbe un’importante diffusione nell’Occidente Medioevale: benché nato tra India e Cina, il mito dell’unicorno col tempo iniziò a diffondersi con elementi caratteristici differenti in altre parti del mondo, pur conservando i fattori simbolici fondamentali: ovvero il carattere straordinario del corno (associato fatti sublimi e di grande stupore) il rapporto positivo con la salute e la guarigione del corpo, con le acque e con la purezza.

D’altra parte l’unicorno si diffonde in modo molto ambivalente, in maniera non dissimile di come avviene frequentemente con altri animali: talvolta viene raffigurato come un essere favoloso dalle numerose forme, cavalli, asini, pesci o draghi, ma in molte rappresentazioni si parla di “unicorni” per fare riferimento ad animali che, di fatto, sono molto diversi dalla classica figura mitologica del cavallo con il corno sul centro della testa.

2Ma com’è possibile che un mito basato di fatto sull’immaginario collettivo, privo di prove concrete sulla sua esistenza, si sia introdotto persino nel circuito simbolico cristiano? La considerazione positiva legata all’unicorno e le sue virtù benefiche furono dovute in primis a una confusione di dati zoologici riferiti al rinoceronte, oltre al fatto che l’animale è persino presente nella Sacra Bibbia: qui si parla infatti di “re’em”, un essere animale difficile da identificare, messo in rapporto etimoligico con il l’Orice arabo e il rimu assiro (il grande uro). Il riferimento all’unicorno vero nel testo sacro è dunque certamente scaturito da malintesi linguistici.

Il mito del liocorno: dall’origine orientale alla migrazione in Occidente: come si sono diffuse le leggende? Immagini e significati unicorno

Se ci chiedessimo quali veicoli hanno permesso la migrazione del mito dell’unicorno in Occidente non potremmo trovare delle risposte certe, quel che è sicuro è che questa figura mitologica è stata migrata dall’Oriente all’Occidente nel quadro di una grande molteplicità di varianti: in molti casi si tratta di somiglianze soltanto formali. In realtà la figura leggendaria dell’unicorno è stata trasposta nei secoli in modo molto differente, mai univoco e uguale per tutti i popoli.

Oggi la sua figura è presente in molte raffigurazioni di varie città d’Italia, in primis negli stemmi degli Estensi a Ferrara e dei Borromeo a Milano (sui giardini del Palazzo Borromeo sul Lago Maggiore si nota una raffigurazione dell’unicorno, simbolo araldico della famiglia Borromeo, che fa da contorno a statue, obelischi e fontane).

Ma è su un documento del 1925 che troviamo la menzione, per la prima volta in assoluto, di questo mito animale in un attestato di natura papale: si tratta dell’inventario del tesoro papale di Papa Bonifacio VIII, in cui il liocorno viene raffigurato con le corna lunghe e contorte. Con il passare del tempo l’unicorno iniziò ad essere presente anche in contenuti di scienze naturalistiche: questi infatti, almeno fino alla metà del XIX secolo, parleranno anche di animali fantastici mitizzati, oltre che ad esseri viventi reali.

Ciò significa che, seppure in modo sostanzialmente generico e approssimativo, con l’affermarsi delle scienze naturalistiche l’unicorno venne raffigurato in delle opere come un animale realmente esistente, ma con il passare del tempo, a causa dell’incapacità di trovare un esemplare reale di questo animale, venne escluso definitivamente dalla lista degli animali esistenti.

La sua figura rimane dunque soltanto “mitologica”, seppure in Italia non sono poche le rappresentazioni che lo vedono come protagonista: pensiamo al palio delle contrade di Siena, tra le 17 contrade esistenti troviamo ancora oggi la figura del “Liocorno” riprodotta come un cavallo con un corno in testa. Anche a Ferrara ne troviamo una rappresentazione assai singolare: la contrada di “Santa Maria in Vado”, come effigie del suo rione, raffigura un unicorno piegato con la testa in basso, su uno sfondo di colori giallo e viola. Perché l’animale si riporta in una tale rappresentazione?

La leggenda racconta che l’impresa della contrada fosse la purificazione delle acque del fiume “Po”, ottenuta proprio grazie ai poteri magici di un unicorno che, passando per queste zone, rese la città di Ferrara florida e prospera. In altre raffigurazioni l’unicorno presenta delle ampie ali sul corpo e prende il nome di alicorno, proprio perché è anche capace di volare: in questi casi si tratta di un misto tra unicorno e pegaso (si tratta dunque di unicorni con le ali).

Ma prima di avventurarci nel meraviglioso mondo delle leggende dell’unicorno, dei racconti e delle storie divise tra fantasia e possibile realtà, vediamo nei dettagli in che modo l’unicorno è stato anticamente raffigurato in Italia: è innegabile infatti che ancora oggi, molti stemmi e monumenti riportino l’immagine di questo meraviglioso mito leggendario.

Possibili spiegazioni al mito dell’unicorno: perché l’animale è stato caricato di significati? Supposte prove fossili: la ricerca di animali riconducibili all’unicorno

Se gli scrittori antichi erano davvero convinti che esistesse un animale misterioso e dotato di poteri magici al di là di terre sconosciute, con il passare degli anni gli uomini, accettando questa concezione di fatto priva di prove concrete, hanno cercato di trovare degli animali che si avvicinassero al mito dell’unicorno, accrescendo ancora di più l’aurea intorno a questa misterioso simbolo di purezza e positività.

Trovare degli animali con caratteristiche simili alla creatura leggendaria non è stato difficile, in Germania, in particolare, vennero attenzionati dei ritrovamenti di alcuni esemplari della cosidetta “Cava dell’Unicorno” (Einhornhöhle), nel corso del 1663. Si trattava di un animale avente soltanto due zampe, e fu chiamato “unicorno” proprio per una presumibile somiglianza con l’animale leggendario, partendo dall’analisi di alcune ossa fossili ritrovate e studiate.

Con elevata probabilità si trattava soltanto delle ossa di un mammut, ma nonostante lo scetticismo iniziale degli esperti legati allo studio dello scheletro, questi alla fine si convinsero dell’esistenza dell’unicorno. Ma la svolta relativa all’inesistenza dell’animale si ebbe soltanto nel 1827, e fu dovuta agli studi di un famoso naturalista: il francese Georges Cuvier.

Questo affermò l’impossibilità dell’esistenza di un mammifero dotato di un unico corno frontale, seppur parzialmente smentito da un biologo americano nel 1933: “Franklin Dove”, studioso dell’università del Maine.

Quest’ultimo dimostrò la possibilità di far crescere un toro adulto con un unico corno al centro della fronte, rimuovendo e reimplantando le corna al centro della testa su un vitello appena nato, tramite un intervento chirurgico.

Ma esattamente, da dove ha origine questa presumibile esistenza di un animale dotato di un unico corno magico? Forse la risposta a questa domanda risiede proprio nell’esistenza di animali reali divenuti fonte di aspirazione per la leggenda dell’unicorno.

I rinoceronti e gli altri animali ricondotti all’unicorno

Non si può escludere che la presenza di animali con caratteristiche simili, come il rinoceronte lanoso o l’elasmoterio, siano stati la fonte principale di ispirazione per lo sviluppo delle leggende sull’unicorno. Si tratta di esemplari che presentavano un caratteristico corno sulla fronte, entrambi vissuti nelle steppe dell’Eurasia ed estinti nello stesso periodo di tutta la fauna dell’ultima glaciazione.

A sostegno di questa teoria, che collega il rinoceronte all’animale che avrebbe dato luogo alla nascita al mito dell’unicorno, arrivò anche la testimonianza di Marco Polo, che sostenne di aver visto personalmente un liocorno a Giava, nell’Indonesia. Dopo il suo viaggio in Oriente, lo scrittore e mercante italiano, iniziò infatti una caccia spietata della creatura, ricercando fama e prestigio.

La descrizione che nei secoli ne è stata fatta dell’unicorno è alquanto “soprannaturale”, e oggi lascia certamente adito a molti dubbi in un moderno lettore: l’unicorno se esistesse sarebbe infatti un animale magico e unico al mondo, misterioso, puro e dotato di poteri mistici, spesso descritto accanto a corsi d’acqua e a incantevoli laghetti.

È probabile che Marco Polo, convinto di averlo avvistato durante un suo viaggio, avesse in realtà incontrato un semplice rinoceronte. Con il passare degli anni la scienza naturalistica si affermò sempre di più e con essa anche il liocorno iniziò a entrare nelle prime opere di sistematica naturalistica.

Nel corso degli ultimi anni infatti, non essendo stato trovato alcun esemplare di liocorno, la scienza l’ha definitivamente escluso dalla lista ufficiale degli animali esistenti (molte sono state comunque le scienze che ne hanno analizzato il significato e attributo una simbologia positiva: in alchimia, ad esempio, l’unicorno è stato associato al mercurio e all’argento vivo, considerandolo un elisir di lunga vita).

Ma ci sono altri esempi che ci aiutano a capire come mai i dubbi sull’esistenza dei liocorni si sono protratti ad oltranza nel corso dei secoli, e continuano, forse, a sussistere.

Reperti storici e possibili spiegazioni al mito dell’unicorno

Nel Kazakistan, a seguito di scavi effettuati nel 2016, fu trovato un cranio fossile con un lungo corno, di circa 29.000 anni fa, appartenente a un “Elasmotherium sibiricum”: un esemplare simile a un equino, caratterizzato da un grosso corno posizionato sul cranio. Le fattezze di reperti storici trovati, avendo una grossa somiglianza con l’immagine degli unicorni tramandata nei secoli, lasciano immaginare che il mito dei liocorni in Asia sia scaturito proprio dalla presenza di queste creature animali.

Questa specie era infatti già nota molto tempo prima, è probabile che non si sia estinta come si pensava, circa 350.000 anni fa, ma che gli esemplari siano vissuti molto più a lungo di quanto si immagini, rendendo possibile la creazione, nell’immaginario collettivo, dell’esistenza di un’animale preistorico realmente esistito, magico e misterioso riconducibile all’unicorno.

Fonte di ispirazione per la creazione delle leggende a capo di questo fantastico animale è forse anche una caratteristica strutturale raramente presente nelle capre: sembrerebbe che queste, a causa di una rara deformità ai tessuti, potrebbero nascere con le due corna unite, una simile caratteristica potrebbe aver indotto a pensare che l’unicorno sia esistito davvero nella realtà.

Si è visto che la caratteristica principale dell’animale leggendario sia la presenza di un unico corno rivolto verso l’alto. Esiste tuttavia un esemplare: l’Orice araba, che se osservato di fianco è davvero molto simile all’unicorno, così come viene fatta dai numerosi scritti in merito.

Dalla sua osservazione potrebbero essere derivate delle suggestioni: l’Orice araba è infatti un’antilope con due corna lunghe e sottili, che si piegano indietro dalla fronte. Se questi esemplari vengono guardati di fianco e a distanza, potrebbero sembrare dei cavalli con un solo corno centrale.

Non si può certamente escludere che i viaggiatori nella Penisola arabica siano convenuti sull’esistenza dell’unicorno osservando questi animali. Lo stesso si può dire per l’antilope alcina: questa, in Sudafrica, ha significati mistici e spirituali, probabilmente perché capace di difendersi dai leoni e persino di ucciderli.

Queste caratteristiche speciali, ricollegate ai loro presunti “poteri soprannaturali”, potrebbero essere state conosciute dai primi viaggiatori e ricondotti all’esistenza degli unicorni, dando il via alla fantastica leggenda che vi ruota intorno. Questa considerazione è avvalorata dal fatto che, nella zona intorno a Città del Capo, furono persino avvistati degli esemplari di antilopi alcine dotate di un unico corno frontale.

Un capriolo con un solo palco: l’animale più simile all’unicorno mai visto

Si è visto che le fantastiche leggende costruite intorno all’unicorno sono probabilmente scaturite dalla riconduzione della sua presenza ad altri animali dotati di caratteristiche simili: l’unicorno è stato spesso rapportato a capre, orici arabe (simili ad antilopi) antilopi alcine, capre nate con delle deformazioni ai tessuti.

Qual è il confine tra realtà e fantasia? Il fatto che non ne sia stata “accertata” formalmente l’esistenza, non toglie che in passato l’unicorno sia realmente esistito, ed è proprio su questo dubbio che nel tempo sono state costruite storie, miti fantastici e leggende.

Persino studiosi ed esperti nelle scienze naturalistiche ne hanno affermato l’esistenza: altrimenti perché in Italia troviamo abbondanti raffigurazioni su monumenti, dipinti e persino opere d’arte? La suggestione nei secoli legata all’unicorno è comunque innegabile, date le numerose fonti contenenti fantomatiche descrizioni di questa creatura.

Una creatura simile al leggendario unicorno fu trovata nel Centro di Scienze Naturali di della città di Prato. Si trattava di un piccolo esemplare di capriolo che invece di avere delle corna biforcate presenta un unico corno, proprio al centro della fronte. L’evento fu considerato così singolare che il direttore del centro in questione lo ritenne dimostrativo della reale esistenza dell’unicorno: una testimonianza quasi, che la presenza di questo simpatico animale non è poi tanto legata a una semplice leggenda.

Il caratteristico capriolo di Prato è probabilmente l’animale più vicino all’unicorno che si sia mai visto in natura. In tempi recenti è stato avvistato un esemplare simile nella zona circostante ai Monti Sibillini, situati a cavallo tra Marche e Umbria, nel corso dell’anno 2017.

L’unicorno nell’arte

L’unicorno è stato molto usato nelle raffigurazioni di dipinti e opere d’arte, soprattutto come simbolo di purezza verginale. Uno dei più bei esempi al riguardo è costituito dal dipinto di Luca Longhi: “La dama e l’unicorno” (1550 ca.), ma anche nell’affresco “La Vergine con l’unicorno”, esposto nel Palazzo Farnese a Roma (1602 ca.). Gli unicorni sono stati raffigurati anche in delle cappelle, in particolare quella della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano.

Tali raffigurazioni si spiegano soltanto in un modo: anche la religione cristiana ha sempre fatto dell’unicorno un simbolo di castità e purezza, confermando il mito che da sempre ruota intorno a questo fantastico animale. Tra le fonti antiche che parlano dell’unicorno come un essere vivente magico troviamo gli Indikà di Ctesia di Cnido, i Salmi (22, 22) e il Fisiologo latino (XVI).

L’unicorno nella cultura di massa

Oltre che nei testi religiosi, nei monumenti, nelle immagini sacre e nelle opere d’arte, l’unicorno viene nominato anche in numerose opere di letteratura. Anche qui l’animale viene raffigurato in modo non dissimile da altre fonti di diversa natura, ponendo sempre l’accento sui suoi poteri magici.

Pensiamo al primo libro della saga Harry Potter e la Pietra Filosofale, o al libro “L’ultimo unicorno di Peter S. Beagle”: in quest’ultimo l’unicorno ha persino la capacità di riportare in vita chi è morto da poco tempo. Non per ultimo va citata l’opera “La Tempesta”, di William Shakespeare che lo descrive come “animale straordinario”, dandone per scontata l’esistenza.

L’unicorno è stato scelto anche come emblema della Scozia: è presente nello stemma ufficiale dal lontano XII secolo. Altre avventure dell’animale vengono narrate nel libro “L’unicorno nero di Terry Brooks”, ma anche nel testo “Il cavallino bianco” di “Elizabeth Goudge” e nella “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, un testo di Haruki Murakami. Tra riferimenti, accenni e disegni, l’unicorno è davvero presente come se della sua esistenza ne fosse stata data una prova certa.

Ma davvero questi animali sono sempre stati descritti come simbolo di purezza e positività? Se facciamo un passo indietro, e guardiamo ai primi anni della loro “leggenda”, non possiamo non notare che inizialmente venivano descritti come animali spietati, quasi assetati di sangue. Cerchiamo dunque di tracciare per gradi la leggenda dietro a questo singolare animale.

L’unicorno tra miti e leggende: come nasce la sua storia passo dopo passo

A quando risale il primo racconto dell’unicorno e cosa conteneva? Il primo contenuto scritto sull’animale leggendario è probabilmente riconducibile a uno storico greco antico, nonché medico: Ctesia di Cnido, che nel suo testo Indica (“Ἰνδικά”, che presenta un resoconto dell’India), parlò degli unicorni come grandi cavalli con un grande corno centrale sulla fronte, descrivendoli come esseri connotati da un indole selvaggia e aggressiva.

Ma è probabile che il greco stesse descrivendo semplicemente un esemplare di rinoceronte indiano, così come confermarono studi successivi. Controcorrente andò invece il naturalista romano Plinio, che nel I secolo d.C (sostenendo di citare l’opera di Ctesia), affermò che l’unicorno non era affatto un animale pacifico, ma il più feroce dell’India, con il suo caratteristico corpo di cavallo con la testa di un cervo, con i piedi di un elefante e un corno centrale sulla fronte.

Plinio riteneva che catturarlo vivo fosse impossibile, e quest’ultimo modo di intendere l’animale divenne molto significativo per la gente del Medioevo: si credeva che l’unicorno potesse essere catturato soltanto morto, sempre che qualcuno fosse riuscito ad ucciderlo.

Un altro tratto altamente simbolico dell’unicorno, sostenuto da uno studioso romano del II secolo d.C, Claudio Eliano, riguardava il comportamento dell’animale durante la stagione degli amori: lo scrittore sosteneva che l’unicorno in quel periodo diventasse molto gentile verso la femmina, un tratto caratteristico che divenne molto simbolico per autori e artisti del Medioevo.

Questi pensavano che la bestia potesse essere catturata soltanto da una vergine; così come Eliano, che parlando di questi esseri nel sul libro li descriva come animali affettuosi e docili con le donne pure. Altre fonti affermano invece che i liocorni appaiono per la prima volta nel testo di “Li-Ki”: uno dei più importanti classici cinesi scritti da Confucio nel corso della prima dinastica Han.

Li-Ki, tuttavia, ci presenta un’immagine del liocorno completamente diversa da quella che fino a questo momento ci era stata fornita: ovvero quella di una creatura simile a un cervo connotata da una valenza positiva per il popolo, con il dorso di vari colori, un corno centrale sulla fronte e il ventre completamente giallo. Ma la fama di questi animali è dovuta anche un “errore”: nel passato sono state fatte molte traduzioni di testi sbagliate, soprattutto in relazione agli animali presenti nei libri sacri che collegavano le creature in questione agli unicorni.

Nel corso del III secolo l’unicorno iniziò a trovare spazio anche nei testi religiosi, e la leggenda continuò ancora nel XII secolo. Fu a partire da questo momento che che via via iniziò a prendere spazio un diverso modo di intendere la bestia, l’animale con un unico corno venne associato all’allegoria fornita nel “Physiologus”: un insieme di storie che narrano le avventure delle bestie nel Medioevo, e che associavano il cavallo dotato di un solo corno al Cristo re.

Si tratta della prima opera contenente informazioni dettagliate sugli esseri animali, piante e pietre, spesso collegati a comportamenti celesti. Il libro Physiologus fu scritto ad Alessandria d’Egitto da uno scrittore ignoto tra il II e il III secolo, e forniva una descrizione assai peculiare del liocorno: qui l’animale identificava Cristo, la creatura cominciò ad essere concepita come pura e candida, non più come una bestia malvagia e assetata di sangue.

Una visione dell’animale poi tramandata negli anni e arrivata fino ai giorni nostri: anche oggi l’unicorno viene associato alla dolcezza e alla bontà, non a caso rappresenta uno dei simboli tipici dei più piccini.

L’animale dal corno a spirale: fiabe e storie inventate sull’animale più magico del mondo

Favole, storie, racconti magici che si rifanno alla leggenda dell’animale più misterioso al mondo, sempre con le stesse connotazioni simboliche: purezza e integrità, consapevolezza spirituale, intervento divino e salvezza, guarigione e salute.

L’unicorno è davvero uno dei più amati animali mitologici di tutti i tempi, con le sue avventure misteriose, il suo essere sfuggente e le difficoltà a incontrarlo sul proprio cammino, il potere divino che si manifesta agli esseri viventi virtuosi.

Questo è il motivo per cui tutte le favole, i racconti e le leggende sull’animale, narrano che solo una vergine possa riuscire a catturare un unicorno. Leggiamo insieme una storia per individuare tutti gli elementi caratteristici di questa creatura leggendaria:

Danyilaa, una giovane araba dall’animo puro, dal cuore pieno di gentilezza e bontà, voleva fermarsi a osservare l’acqua di un laghetto sulla strada del ritorno a casa. Traballante e con il fiato che via via si indeboliva, all’improvviso si fermò tra le dune rigogliose degli alberi di ulivo e si accasciò a terra: Nerina, una donna malvagia, invidiosa della sua bellezza e virtù, l’aveva avvelenata, e mentre i secondi sembravano passare lenti e interminabili in preda alla sofferenza, come una visione sfuocata vide da lontano una luce profonda e quasi ancestrale, dove piano piano si faceva sempre più vivida l’immagine di un unicorno correre verso di lei. Danyilaa comprese allora che era salva, l’animale dal cuore puro e genuino le si avvicinò e piano piano la sfiorò con il suo corno magico a spirale, chinando orgogliosamente la testa per farsi ammirare nella sua incredibile bellezza. Incantevole e sfuggente l’unicorno subito andò via, cavalcando verso la luce per tornare nel suo mondo fatto di virtù e misteri. Danyilaa si alzò, e si sentì il suo cuore riempirsi di gratitudine, consapevole che mai più, per il resto dei suoi giorni, avrebbe potuto cancellare quell’incontro meravigliosamente sfuggente e magico che la strappò alla morte.

Questa è una piccola storia narrata, dove sono presenti gli elementi a cui viene quasi sempre associato l’unicorno: la purezza, la bontà d’animo, la fede, la lunga corsa per la salvezza degli esseri umani puri, la consapevolezza dei proprio poteri magici e, non per il ultimo, il mistero che da sempre circonda la sua esistenza, svelato dallo stesso unicorno quando appare alla donna e, dopo averla salvata, scompare cavalcando verso una luce lontana che lo aspetta.

Da questa favola emerge anche il collegamento con la potenza divina che le leggende hanno costruito su questo animale: l’unicorno lo si vede spesso spuntare da una luce, circondato da una luminosa aurea misteriosa, capace di infondere pace e serenità a chi lo incontra.

Quanto raccontato ricalca perfettamente quello che ci dice la leggenda: il liocorno si rileva solo ai puri di cuore, a cui elargisce doni preziosi, la salute, la saggezza e il benessere. Esternamente non dissimile a un comune cavallo bianco, utilizza il suo lunghissimo corno a forma di spirale per donare le sue virtù ai fortunati che lo incontrano, come a simboleggiare la forza dei suoi poteri magici. Il suo corno alla base è bianco, sulla punta è generalmente rosso mentre il centro è di colore nero: si tratta di colori che richiamano le fasi dell’Opera alchemica.

Messaggero dei mondi sottili, l’unicorno ha inoltre la capacità di apparire e scomparire a suo piacere, cavalcando su delle zampe lunghe e forti, proprio come un cavallo. Il colore del manto non viene quasi mai descritto dello stesso colore, ma nella maggior parte dei racconti che lo vedono come protagonista l’unicorno si presenta con un candido bianco, come a voler richiamare la qualità della purezza.

Nel contesto dell’amor cortese la coppia donna vergine-unicorno evoca il conflitto interiore tra due valori: la salvaguardia della purezza e la fecondità. Proprio perché gli antichi ci credevano veramente, così come ci confermano gli scritti che vedono come protagonista questa creatura magica, l’unicorno nel passato era davvero soggetto alla caccia: molti sognavano di prendere il suo corno, considerato un oggetto pregiato e dotato di poteri sovrannaturali.

Data l’associazione dell’animale con la purezza, per catturarlo ci si serviva di fanciulle vergini, e anche per questo nella simbologia cristiana l’unicorno divenne l’emblema dello Spirito Santo che feconda la Vergine.

Unicorno Immagini e disegni di unicorni alati.

La maggior parte dei disegni raffiguranti gli unicorni vengono fatti utilizzando il bianco, a conferma del suo simbolo di purezza, anche se non è raro trovare tatuato un unicorno con una varietà di colori, o magari con affianco disegni aggiuntivi come folletti, gnomi e draghi. In molti tatuaggi vengono aggiunte anche le ali al disegno del liocorno, per rafforzare il messaggio di libertà e frivolezza: i disegni di unicorni alati rappresentano ancor di più il potere e la leggerezza che caratterizza la sua esistenza.

Il significato che viene conferito ai tatuaggi raffiguranti questa creatura è soprattutto legato alla forza, all’energia, alla purezza, alla salute fisica e mentale, alla saggezza e alla spiritualità. L’immagine di questo animale è oggi così profondamente radicata nella cultura e nella mitologia umana, che i disegni tribali che li rappresentano oggi sono considerati dei veri e propri elementi di design. Molti disegni tribali con unicorno raffigurano l’animale in posizione dominante, come a voler mettere in evidenza la propria potenza inesauribile.

Il simbolo “unicorno”: Unicorno Significato e la fortuna associata

Le leggende che da sempre ruotano intorno a questo fantastico animale hanno reso il liocorno il simbolo tipico della fortuna e prosperità. Questa creatura è infatti tradizionalmente rappresentata come simbolo di castità e innocenza, non a caso sono molte le storie in cui viene narrato come un animale forte e quasi impossibile da catturare, ma sempre disposto a prostrarsi quando si tratta di salvare una vergine pura e dall’animo buono.

Amuleti, tatuaggi, accessori portafortuna, dipinti e tanto altro: è così che viene utilizzata oggi l’immagine dell’animale più leggendario del mondo, simbolo di magia, miracoli e incantesimi. Portare con se un piccolo unicorno significa andare incontro alla buona sorte, alla saggezza e alla guarigione del corpo e dell’anima. Oggi la sua immagine è fortemente associata all’immaginazione e al senso di meraviglia. Come simbolo magico esso si ritrova in tanti racconti per bambini, ma attrae anche gli adulti grazie alle misteriose virtù da sempre attribuitegli.

Gli unicorni sono un simbolo destinato a rimanere “leggenda”?

Tra miti, favole, misteri e racconti, testimonianze e descrizioni più o meno accurate, l’esistenza degli unicorni è comunque destinata a rimanere confinata in una leggenda. Per gli zoologi moderni l’unicorno non è altro che il rinoceronte lanoso o elasmoterio, ormai estinto: ed è proprio così che loro spiegano i miti creati intorno a questo animale che, a loro avviso, non aveva proprio alcun potere.

Qual è il confine tra realtà e fantasia? Nessuno può dirlo, probabilmente l’esistenza dell’unicorno nel mondo rimarrà sempre un grande interrogativo, ma quando ci si trova di fronte a una meravigliosa favola, con un mito coraggioso e temerario (di cui nessuno ne ha saputo dare prova definitiva di inesistenza), perché porsi tante domande? Chissà se qualcuno, prima o poi, riuscirà a portare prove inconfutabili della sua reale esistenza, confermandoci che qualcosa di misterioso, aureo e inspiegabile (anche se magari molto lontano dal nostro mondo), può davvero condurci verso la guarigione e la salvezza, sempre se abbiamo un animo puro, si intende.

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